Il Sig. Carlo – di Massimo Di Marco

Quando andavo a St. Moritz a vedere le gare mi fermavo a Chiavenna e andavo a trovare Carlo Persenico col quale c’era tutta una storia. Nell’estate del 1966 avevo inaugurato la redazione di “Sciare” in una piccola tipografia a Quarto Oggiaro, il quartiere più pericoloso (si diceva) di Milano. Ero lì in una stanzetta con il pavimento nascosto sotto la carta da buttare (ma non la buttava nessuno) che mi arrivava non troppo lontano dal ginocchio. Avevo appena fatto mettere il telefono e il telefono squilla.
Sono Carlo Persenico, quello degli sci, ha bisogno della mia pubblicità o no?
– Si
– Venga subito
Sapevo benissimo chi fosse ma non lo conoscevo bene. Solo di striscio, un incontro breve in una fiera degli articoli sportivi dove avevo avuto il permesso di lasciare un biglietto da visita.
– Sei pagine con lo sconto, va bene? Lei ha la faccia simpatica ma conosce bene lo sci ?
– Penso bene
– Ecco, però io le sto dietro, devo capire che la sua rivista parli agli sciatori senza scrivere scemenze.
Questo è stato l’esordio. Incoraggiante, direi. Quel tantino brusco. Ogni mese quando usciva la rivista mi telefonava. Siamo diventati amici proprio al telefono. Dava il suo giudizio sugli articoli e mi diceva all’infinito:
– Mi raccomando la mia pubblicità su una pagina di destra, una delle prime.
Quando dirigevo sempre “Sciare” ma ero entrato anche alla Gazzetta dello Sport – parlo del 1967- il contenuto delle telefonate è cambiato:
– Quando passa da Chiavenna venga dentro che devo parlarle.
Di che cosa parlavamo? Appunto, di sci.
La Persenico stava diventando la Persenico Spalding e il suo testimone più importante stava diventando Gustavo Thoeni. Era la prima azienda italiana e la quinta al mondo. La fabbrica era nata nel 1907, la famosa SARP (Società anonima Raimondo Persenico) e gradatamente era diventata una fabbricona . Il primo passo è stata l’impennata prodotta da Giacinto Sertorelli, medaglia d’argento nel 1936 in discesa ai Mondiali del 1936 e poi del 1937.
Il primo incontro a Chiavenna non l’ho mai dimenticato.
– Sentiamo un po’. Secondo lei chi vince una gara di discesa libera dove la vince?
– Dipende dalla pista
– Non mi deve dare la risposta sbagliata, ci pensi bene. Anzi non ci pensi, lo dico io: la vince sul falsopiano. E’ li che gli sci devono volare e i miei sci volano.
– Però…
– Dica, dica, però cosa? Anzi glielo dico io: però dipende anche da chi ci sta sopra. La scorrevolezza è un dono di Dio. Il fatto è che i campioni non sono fatti con lo stampino. Inclinazione del busto e inclinazione delle ginocchia: il discesista puro sa quando deve non far sentire il suo peso agli sci. Ma non è sempre puro, sbaglia una curva, gli viene il nervoso e si frega da solo. Da primo diventa uno dei dieci o dei quindici. Le piace lo sci?
– Ma certo, molto…
– Va bene
Ho fatto un sunto e poi non mi ricordo proprio tutto. Mi faceva entrare nello stanzone dove c’erano gli sci che avevano vinto le gare importanti, davvero tanti. Ogni paio aveva la sua etichetta, il nome del vincitore, la data.
– Non dico che li amo come dei figli, diciamo quasi.
Alle gare il suo uomo di fiducia era Italo Pedroncelli. Con lui e con Luigi Redaelli facevamo l’alba nelle tane della Coppa del Mondo. Quando finivamo di parlare di sci cominciavamo a parlare di sci: chi aveva vinto, chi aveva perso, chi aveva talento ma non lo tirava fuori, chi non aveva talento ma aveva coraggio.
Un giorno Italo mi becca in pista, mi sembra a Grindelwald. Tira fuori dallo zaino una giacca a vento rossa abbastanza simile alla mia che però perdeva i pezzi.
– E’ un regalo del signor Carlo. Ha visto una tua fotografia mentre fai un’intervista. Ha detto che devi essere più elegante.
E un’altra volta Italo mi incontra alla partenza di Adelboden. Dallo zaino dei miracoli tira fuori un aggeggio tipo venti per trenta, c’è un piccolo schermo, era un televisorino con l’antenna che si alzava quasi a due metri
– E’ un regalo per te. Il signor Carlo dice che così vedi bene tutta la gara.
Lo ricordo con affetto. Quando parlavamo sprigionavamo passione, si accendeva la fiamma. Il signor Carlo Persenico è stato uno dei più entusiasti trascinatori dello sci, un protagonista dell’epoca d’oro, un uomo di riferimento. Era forte come la sua voce.
– Mi dica un po’ lei sa come sono fatti i cristalli di neve? Glielo dico io, sono delle bestie, continuano a cambiare e gli skiman stanno su tutta la notte a cambiare la sciolina. Alla mattina hanno gli occhi pesti e magari gli sci non vanno. Se c’è troppa umidità non vanno, se c’è la nebbia stanno fermi. Lei cosa dice?
– E’ il bellobrutto dello sci.
– Va bene. Andiamo a mangiare i pizzoccheri!Ci facciamo un bicchiere?
(Questa foto è dello skireporter Lucio Zampino. Carlo Persenico con Giorgio Thoeni, il papà di Gustavo, alla vigilia dei Mondiali 1974 a St. Moritz)

You May Also Like

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *