Quella volta che sono arrivato secondo
Caspoggio aveva appena aperto la pista nuova quasi parallela alla Vanoni che secondo qualche delegato FIS era più perfida della Streif. Ero tornato da un viaggio in Alto Adige con uno strano regalo, uno skibob. Si chiamava così ma assomigliava a una bicicletta. Si stava a cavalcioni di una lunga sella, c’era mezzo sci davanti e la coda dietro. Poi si infilavano gli scarponi su due sciettini di una quarantina di centimetri, forse quarantacinque. Era uno skibob da gara, si stava stirati sul manubrio. Non sapevo dove fosse la gara, mi avevano detto in Austria ma anche in Germania. Non avevo la curiosità di andare su questo aggeggio ma poi mi è venuto in mente che avrei potuto andare a spasso col Marco seduto davanti e l’ho portato a Caspoggio per una vacanzina. E’ successo un vagone di anni fa. Quasi divertente: si filava giù come con gli sci (quasi), entrare in curva e cercare di uscirne era bellissimo: Marco non aveva ancora preso una sola lezione di sci e quindi lo portavo a bordo, gli facevo fare i salti (tre di fila sopra il tetto dell’Hotel Kennedy a fine pista) e lui urlava tanto. Un giorno salgo in cima da solo, Mario Cotelli era lì che parlava con uno della seggiovia, un amico.
– Hai venduto gli sci, sei alla canna del gas? Cos’è quella roba?
– Sono uno sperimentatore, non come te che fai il tecnico sul velluto.
– E cosa sperimenti?
– Non lo so ancora, una bici, una motociclettina.
– Sei ubriaco?
– No, tu?
– Neanche.
Mi sta a guardare.
– Allora, sei capace di venir giù?
– Più o meno.
– Facciamo la gara, chi arriva primo al Kennedy beve l’aperitivo. Che paghi tu.
– No, tu.
Aveva già gli sci. Cerchiamo il punto di partenza e stiamo attenti a chi frega qualche metro. Non avevo mai visto Mario sciare, questa gara era apertissima. Forse.
Credo che la pista fosse attorno ai 1500 metri. Una rossa.
Mario dice prontivia e mi frega un metro. I primi 500 metri sono stati una lotta al centimetro. Non proprio, diciamo che Mario era davanti un pochino e intanto fumava la sigaretta. Si girava a sbirciarmi. Lo infastidivo o aveva paura che gli rotolassi addosso?
Non si sa. Butta via la sigaretta e accelera. Era completamente ritto come un albero e fischiettava. Mi faceva venire i nervi. Sul piano volava e io non dicevo le preghierine. Ha cominciato ad accelerare e insomma non l’ho più visto. Quando arrivo in fondo lui non c’è. Un giorno dirà che è stato un po’ ad aspettarmi. Si era infilato in albergo, aveva tolto gli sci e sorseggiava beatamente qualcosa.
– Guarda chi si vede, anche tu qui?
– Hai barato
– No no, sei tu che andavi come una lumaca
– Hai tagliato nel bosco, io non ti ho più visto.
– E tu avevi anche la motocicletta. Paga.
Qualche ora dopo ho portato lo skibob alla partenza della seggiovia e credo di averlo dimenticato in un angolo. Che razza di scemenza avevamo combinato? Io il direttore di “Sciare” e l’inviato della Gazzetta, lui il Direttore Tecnico della Nazionale. Due bambini cretini. Però va be’, era una sfida così, tanto per giocare. Ci è venuta in mente tante volte questa storietta e ridevamo. E finiva così:
– Dai che beviamo qualcosa. Paghi tu perchè io ho vinto
– Ho già dato Mariett.
– Ma vai alla cassa. Di cosa ti lamenti: hai fatto l’esperimento, hai fatto una gara e sei arrivato secondo. Non sei contento?
– Grrr
(Sipario)