Sciare era un po’ come innamorarsi… di Giovanni Marzorati (Vinikone Gio)

Sciare era un po’ come innamorarsi …forse qualcosa in più… non si spiegherebbe il motivo, per cui bastava vedere la sera prima scendere qualche fiocco di neve …per svegliarsi alle 5 del mattino… vestirsi davanti alla stufa economica ancora tiepida… infilarsi calzettoni di lana grossa e quegli scarponcini che usavo tutti i giorni invernali perché c’erano solo quelli… Fare piano per evitare il rimbrotto di mia nonna Virginia che dormiva nella stessa stanza…che però si svegliava sempre…per dirmi : ” Giuan stá in cá che el fà frecc…e de nocc ghè in gir dumà i lader, scivet e lucc ( ladri civette e gufi ) ” Ma io non la ascoltavo e scendevo per strada…in piazza a calpestare la neve fresca che la ” calada” tirata dal tratur de Peder non aveva ancora tolto dall’asfalto …a volte andavo già nel campetto del giardino del papà di Pino a un centinaio di metri di casa con un paio di cunette e un piano finale dove avevamo Imparato a fare il bloccaggio…iniziando a battere la pista a scaletta per portarmi avanti e così avere la pista quasi pronta per le 4 del pomeriggio quando finiva la scuola e le ore di luci non erano molte… Con la speranza alla fine della giornata, già buio …che la notte gelasse per avere l’indomani una pista liscia e ghiacciata che avrebbe dato velocità a quelle due assicelle di legno per averne a sufficienza per girare magari a sci uniti eseguendo un bel cristiania a monte con flessione, distensione, rilascio degli spigoli e spinta dei talloni verso l’esterno come era scritto sul mio libro…SCIARE…! In caso di pioggia durante la giornata invece erano dolori, perché uno zoccolo di 5 cm almeno si attaccava al fondo dello sci ( non oso chiamarlo soletta perché di quello c’era solo una scanalatura molto approssimativa…) che neppure mezzo panetto di Toko grigia impediva che gli sci diventassero degli attrezzi di tortura…

Ma non posso scordare la magia di quelle aurore bianche…. meravigliose farfalle di cristallo a danzare nel cono di luce ambrato di un lampione a padella .. (quelli dei piccoli paesi che i ragazzi più scalmanati prendevano a sassate per spegnerli…) Era l’incanto …era poesia… Lo sci era la passione per un grande amore…la neve!

Un amore per la neve…per lo sci, iniziato con la prima nevicata cui hanno fatto seguito gli sci fatti a mano da uno zio alpino dipinti di minio arancione e la punta curvata in una pentola di acqua bollente e bloccata coi morsetti… Quei due pezzi di legno creati per farmi il regalo di Natale (quando già avevo scoperto da che parte i regali arrivavano e di quel regalo speciale ne avevo seguito anche la costruzione….per quello che mi ricordo i dettagli…( penso che avrò avuto 7/8 anni, perciò correva l’anno 1963 o 64…) di quei due pezzi di legno che assomigliavano vagamente ad un paio di sci giusto per la punta leggermente ricurva…dritti come un fuso… E con due pezzi di una vecchia cintura di cuoio inchiodata sui fianchi come attacchi…quasi pattini a rotelle allungati che scivolavano sulla neve …ma solo sul ripido e senza fare curva… Il gioco e la sfida con gli amici coetanei e paesani, era cercare di arrivare il più lontano possibile senza cadere…

Ed è così, con questi sci corti (mio zio già era avanti nei tempi in termini di lunghezza o forse tagliandoli a quella misura…ha solo pensato alle nostre gambe…che con degli sci corti …con quelle due assicelle di legno dipinte con “minio”( una vernice antiruggine…kkkk ) arancione non avremmo potuto farci troppo male …

 

Caspoggio mon Amour…una delle prime, se non la prima stazione invernale di quei tempi, dove passarci qualche giorno delle vacanze natalizie…

Mi ricordo che il nostro campo base era la vecchia casa della zia di Marcello e Alba Negrini… che si erano trasferiti da anni a Figino con la famiglia…eravamo un gruppo di sciatori delle colline nel senso che abbiamo imparato a sciare da soli…con sci recuperati dai figli della nostra prof di matematica…ma a Caspoggio, per prima volta a 13/14 anni, avrei usato sci in metallo MASCHERONI SPORT ( DI GIUSSANO) CON ATTACCHI DI SICUREZZA E SKI STOPPER TYROLIA …E SCARPONI IN CUOIO CON 5 GANCI della DOLOMITE…

Questi nuovi sci per me magici… per cui avevo lavorato un’estate intera a dare l’olio ai telai della tessitura Orsenigo…per guadagnare poche centinaia di lire… per gli sci e per le gite col CAI quindicinali da gennaio fino in primavera, chiudendo la stagione con la traversata del Bianco…( Qualcuno la fa ancora? Stupenda fino alla seraccata…e poi legati e lasciarli andare sul piano che porta verso Chamonix…dove quasi sempre ci si arrivava a piedi con sci in spalla e fiacche enormi alla fine della scarpinata (solo in seguito ci saremmo fatti furbi portandoci le scarpe di tennis Superga o quello che avevamo…)

Prima degli sci di metallo e dopo gli sci ( i primi modelli con lamine e attacchi con cavetto, rossi con in frassino o hickory con scanalatura nella soletta e e punta rinforzata con metallo… per i figli di papà dirigente d’azienda che già allora si facevano coi genitori la settimana bianca a Livigno) del figlio della prof di matematica, con lamine a segmenti avvitate e obbligo di sciolina …e attacco kandhar fisso con leve e cavetti che passavano nei tagli obliqui sul laterale della Vibram degli scarponi con le stringhe… mi erano arrivati a Natale, portati da Gesù Bambino (ero in 5 elementare ), un paio di meravigliosi sci azzurri della Persenico di Chiavenna (non ancora assorbita dalla americana Spalding e attacco Cober ad apertura laterale …il mitico formaggino che almeno in fase di caduta laterale ti salvava le ossa della tibia …solo cadendo in avanti, per un arresto improvviso in neve fresca ( incuzada!) l’unica sicurezza disponibile dell’attrezzo…era l’espulsione Total ( tipo il sedile di un caccia militare quando l’aereo sta schiantandosi al suolo …) dallo scarpone per restare alla fine solo coi calzettoni di lana rossa pesante a faccia in giù nella neve…

Ma non ci si badava …si slacciavano gli scarponi rimasti incollati agli sci e si riprendeva con la discesa in linea di massima pendenza…la diagonale…lo slittamento Laterale il famoso derapage …il bloccaggio…il cristiana a monte e quello a valle con apertura a monte…mai fatto lo spazzaneve con presa degli spigoli interni che mi stava sul cazzo fin d’allora e che non ho mai insegnato ai miei figli…con loro subìto con il peso sull’esterno… sullo sci valle … Flessione bastoncino distensione sempre lo sguardo e le spalle a valle allegerendo lo sci interno…il famoso cramponage che in realtà è il nome dans le francais del passo spinto che avrebbe poi perfezionato e usato per vincere molti giganti il mio mito dall’ora (la mia prima password…) Il re Gustav Thöni…..o Thoeni se preferite chiamarlo come i giornalisti… Dal cristiana a valle a sci paralleli si finiva poi alla serpentina e allo scodinzolo e se usavi per imparare anche i testi francesi ( il mio nostro era SCIARE arrivato sempre dal bambin Gesù coi PERSENICO BLU E UN PAIO DI RACCHETTE bastoni da neve sempre azzurro cobalto laccioli in cuoio e rotelle tipo ruota da “careten” in plastica bianca fissaate con rondelle che erano da cambiare (le rondelle ) ogni stagione se no volevi ritrovarti solo con due bastoni in mano che sprofondavano un metro nella neve e ti trascinavano in un buco…bianco…

Ma sto sfuorviando da … Caspoggio mon Amour …

Ci portava un genitore alla vigilia ( mio padre operaio con la sua prima auto NSU Prinz 4L )con i viveri, legna compresa, per passare una settimana in quella casa gelida e buia…

I soldi erano sufficienti solo per un paio di giornalieri (2800 lire con sconto tessera CAI o Fisi ) e 2 pomeridiani (1800 lire ) …poi era stare in quota fare qualche punto sullo skilift del dosso Galli …salire in cima e fermarsi a metà pista recuperando a sfroso un piattello libero in un punto in cui bastava allungarsi e prenderne uno al volo… Almeno fino quando arrivava qualche addetto e ci blindava…allora eravamo costretti dalla pista del sole e poi dalla Vanoni quasi mai battuta arrivare in paese dove avevamo battuto come soliti fare a Figino una pista di una 50 di metri dove tracciavamo, con pali alberelli del bosco, un mini percorso di slalom con 6/ 7 porte… Prima di tornare quando già era buio nella ghiacciaia… accendere la stufa economica e scaldare l’acqua per una pasta col sugo delle nostre madri amorevolmente avevano preparato con qualche torta e ciambella per non farci patire la fame ..

Ma per sciare e fare una settimana bianca godendoci anche il parallelo di natale dei cugini ( o fratelli? ) Ilario e Germano Pegorari… eravamo disposti anche a patire la fame o mangiare pane e mortadella per una settimana… Tutto per salire con la prima seggiovia monoposto sci in mano e una coperta di lana pesante grigia e una striscia verde sulle gambe con temperature e abbigliamento che vi lascio immaginare… altro che Ellesse Silvy Tricot Colmar dei fighetti di città così ridicoli con quei Moon Boot della tecnica o quei dopo sci pelosi dei trappers del grande Bleck Macigno…

Ma la loro attrezzatura tecnica …quella si che la invidiavamo …gli sci in fibra (qualsiasi marca poteva andar bene ) e quegli scarponi con lo scafo colorato in plastica coi primi spoiler sui Lange metti e togli…per noi era solo la sciolina da mettere al mattino in base al tipo di neve della Toko… Ma eravamo solo noi …noi che coltivavamo la malattia e la passione immensa per lo sport più bello del mondo…lo SCI !

…raccontando di Caspoggio e degli sci di metallo Mascheroni sport blu cobalto… prima degli sci del figlio della prof di matematica ( la signora Colombo purtroppo colpita da un tumore se ne è andata senza portarci alla licenza media…) con gli attacchi kandhar … prima di quelli azzurri Persenico col formaggino… Con quelli , mi ricordo, che subito dopo Natale, con mia madre in treno e poi in corriera eravamo andati nell’appartamento di mia cugina Mariuccia… a Madonna dei Monti una frazione a monte di Sant’ Antonio Valfurva… in un complesso abitativo del Don del paese … e un ragazzo grande dell’oratorio, ( che stava diventando maestro di sci )…ci dava qualche lezione nei campetti del paesino… e addirittura un giorno, con il maggiolino verde del prete, ci aveva portato a sciare sulla bimbi al sole di Bormio 2000 e un’altra volta al paradiso di Santa Caterina… riportandoci in paese scendendo lungo la strada del passo Gavia in una magnifica domenica di sole…

Quel ragazzone ” valtolino” sarebbe diventato poi veramente maestro di sci e insegnato nella scuola sci di Santa Caterina Valfurva …e qualcuno ( forse Nadino o Fulvio Martinelli dell’ Olimpia hotel di Bormio e dell’ Haven 3000…che conosco da più di 30 anni )…mi ha detto che insegna ancora oggi ai bambini…

Il suo nome è TARCISIO ma non ho mai conosciuto il suo cognome…

Per me rimane un profilo nella mia memoria…il mio primo vero maestro che eseguiva un perfetto cristiania a monte… con i scarponi coi ganci ( che io avrei avuto dopo un paio d’anni e sarei riuscito a girare a quel modo…) e sci professionali ( Fisher o Kastle ) con la talloniera con le due molle che più tardi avrei scoperto che si chiamava “cumè ul rutamat che pasava cul caretén a ritirà ul fer nela curt del paes dué abitavi e dué a quel temp d’inverno…alura sé che el fiucava tantu…”

Era la talloniera rotante, Rotamat della Marker …che è stato, a 15 anni, il mio secondo attacco di sicurezza posteriore montato con un M 4 come puntale su un S 230 della Dynastar in fibra di vetro rossi e gialli … Con ski stopper e lamine continue…

 

Da ragazzo il mio sogno era diventare maestro di sci …. l’amico Oder Tagliabue ( papà di Elena..nazionale azzurra nelle specialità veloci ) che aveva la tessera del CAI di Figino e aveva fatto il finanziere a Ponte di Legno e sciava al Tonale, lo era diventato in quegli anni e per noi ragazzi era un mito e un esempio da seguire…ma per un paesano, figlio di un operaio metalmeccanico-contadino e di una sarta, a quel tempo ogni strada era reclusa… è così che, ho insegnato ( da abusivo ) ad amici e figli l’arte dello sci..

Per me lo sci è stato un pensiero fisso…una passione…come un grande Amore…fino a 18 anni partecipando anche a qualche gara… campionati studenteschi provinciali e le gare sociali del CAI…e poi non perdendo nessuna delle gite sciistiche nell’arco alpino, che noi stessi sciatori adolescenti ( nella sezione la maggior parte erano alpinisti… tutti noi abbiamo partecipato ai campi estivi del CAI di Figino, prima a Santasenigo Caterina ( la prima volta con mio padre a 7 anni…nella baita Riposo coi camion della Ferriera Orsenigo ) dove Don Alberto che l’aveva progettata, i falegnami e mezzo paese erano stati a piazzare la Croce sul Tresero negli anni 60…

Da Santa Caterina poi il CAI di era spostato per le vacanze estive a Chiareggio…dove il mio gruppo di amici (quelli di Caspoggio) andavamo in tenda e da lì partivamo per scalate in palestra di roccia o per lunghe camminate fino ai nevai del Vazzeda, ai laghetti davanti al Disgrazia… o a passeggiate più corte ai vari rifugi ( Porro e Tartaglione…), fino al passo del Muretto o al lago Palù sopra Chiesa…

Dopo quegli anni…ho iniziato a pensare anche ad altro… frequentando nel tempo libero i campi di lavoro con lo l’operazione mato grosso OMG…col sogno di partire in spedizione per l’America Latina e magari sciare, sul Chimborazoe il Copaxi in Ecuador, se ci fosse stata l’occasione come in val Formazza al campo scuola e rifugi, dove in giugno ci portavamo gli sci in spalla fino ai Sabbioni per sciare quando potevamo nei campetti dietro al grande rifugio della OMG…e scendere alla fine del periodo fino alla cascata della Toce con gli in neve fresca …a Sotto Frua…

Qualche anno dopo, avrebbero costruito il rifugio 3A e posizionato uno skilift sul ghiacciaio per lo sci estivo a 3000mt circa…ghiacciao di cui ora purtroppo non è rimasto più nulla …solo una distesa di sassi e terriccio e i Piloni dell’impianto…lo stesso che sta succedendo un po’ ovunque…la dove c’era la neve ed il ghiaccio …cosa è rimasto?

 

Una memoria anche di dirette televisive dall’inizio sulla tv svizzera in bianco e nero dalla zia “Giusepina surela de la mia nona Virginia”…che era la sola, non so come, che riusciva a prendere il canale della svizzera italiana…

Il ricordo piú nitido in bianco e nero, una domenica primo pomeriggio, resta senza dubbio l’ incredibile seconda manche ai campionati mondiali di saint moritz di re Gustavo…di cui già seguivo ( sempre sul canale CH Ita ) le vicende e le vittorie del campione di Trafoi… E i mitici duelli in slalom con i francesi jean noel Augert e Patrick Russel…con il vecchio svizerot Dumeng Giovanoli e l’austriaco Hinterseer prima della discesa dal nord… dell’ immenso Ingo e il grandissimo Franz Klammer poi…chi non si ricorda la libera di kitz a soli due centesimi o forse uno…che assicuró a Gustav fin da gennaio una delle sue coppe di cristallo?

 

 

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