La mattina di lunedì 17, allo sbarco dell’aeroporto milanese della Malpensa, non ci eravamo neppure salutati; il viaggio, iniziato oltre un mese prima, per noi continuava. Un rapido ed affannoso “salto a casa” per abbracciare in fretta i parenti e poi via di nuovo, appuntamento a Selva per la finale di Coppa.
Ci ritroviamo alla spicciolata fra mercoledì 19 e giovedì 20 marzo all’albergo “Pralong” di Selva Gardena, accolti familiarmente come sempre dai proprietari, l’ex azzurro Felice De Nicolò e la moglie.
Incredibilmente in ritardo, anche se di poche ore, arriva Oreste Peccedi, l’allenatore capo, attardato dall’incredibile nevicata di Bormio di quei giorni, causa di numerose slavine.
Appena arrivato, Peccedi recupera il tempo perso e subito, già nel pomeriggio, appronta un tracciato di slalom per iniziare l’allenamento. Il terreno prescelto è quello del pendio, regolare ma ripido, che scende dall’arrivo della funivia di Plan de Gralba verso il rifugio Comici, sotto la bastionata del Sassolungo. In tutto una ventina di porte e due salti artificiali piuttosto ravvicinati; una copia abbastanza fedele del campo di gara che domenica 23, giù ad Ortisei, ospiterà il “parallelo finale”.
Sono solo le 8 del mattino di venerdì 21 marzo e già siamo tutti ammassati nella cabina della funivia; la giornata è splendida, il panorama incomparabile e i “ragazzi” allegri e impazienti di “far pali”. Quando si lavora non si parla; si sente solo di tanto in tanto la voce di Peccedi che incita, corregge, consiglia. La gente attorno è poca e si lavora bene, gli slalomisti compiono una serie di percorsi a intervalli regolari; nel gruppo ci sono anche Claudia Giordani e Cristina Tisot, saranno le prime, l’indomani ad Ortisei, ad essere impegnate in questo finale di Coppa…
…In leggero ritardo, da Ortisei dove abita, arriva anche Helmut Schmalzl accompagnato dalla moglie, una graziosa viennese che si ritira in disparte; ora è tempo di allenamento.
Con ritmo sostenuto si lavora fino a circa le 11, poi via tutti di corsa a Santa Cristina a vedere la discesa libera, nostre speranze deluse e ottava vittoria stagionale del “mostro” Franz Klammer che si porta così in vetta alla classifica di Coppa a pari merito con Thoeni e Stenmark.
Il pomeriggio di venerdì trascorre lento; gli azzurri sono fuori per i fatti loro e nel frattempo al “Pralong” continua ad arrivare gente. Sono giornalisti, amici, tifosi in caccia di autografi che però non trovano gli atleti; l’albergo è deserto e solo in cantina alcuni skiman continuano il loro preziosissimo lavoro. Sabato 22 di buonora saliamo di nuovo al Piz Setur per un allenamento. Sarà perché è sabato o perché si è sparsa la voce che gli italiani si allenano qui, ma sta di fatto che siamo letteralmente circondati da decine e decine di persone vocianti. Fotografi, troupe televisive, giornalisti, appassionati e tifosi, tutti si fanno sotto, chiedono un autografo, una foto ricordo, un’intervista volante, una previsione per domani. I “ragazzi” sono molto pazienti, rispondono a tutti, firmano gli autografi, posano per la foto di gruppo, purtroppo a scapito della concentrazione e del buon rendimento in allenamento. A mezzogiorno ci ritroviamo quasi al completo attorno al televisore, in albergo a seguire la gara di Claudia Giordani, giunta in finale. Il giorno prima, durante l’allenamento fra i pali, l’avevamo vista “girare” come non mai durante la stagione e tutti speravano che vincesse. Un boato e alcune imprecazioni esplodono e accompagnano la sua uscita finale; un secondo posto ben meritato il suo, brava ugualmente Claudia. Il pomeriggio del sabato non passa mai e al solito gli azzurri sono introvabili, solo verso sera arriva notizia delle decisioni della giuria riunita a Selva per decidere gli accoppiamenti del parallelo e si riceve anche l’elenco dei nomi e delle coppie…
…E’ l’ora di cena e improvvisamente Fausto Radici si avvia al parcheggio e scalda la macchina, gli chiediamo dove va e lui risponde con aria furtiva che scende ad Ortisei, è atteso in casa di Helmut Schmalzl. Più tardi sapremo che in casa di Schmalzl erano ospiti anche due fotografi giapponesi, suoi amici; dal racconto di Radici siamo riusciti a ricostruire l’incontro e l’argomento trattato. Appena saputo di essere l’avversario di Klammer nella prima eliminatoria, Schmalzl si era immediatamente reso conto di cosa ci si attendeva da lui e sentendo il peso di tale responsabilità aveva esclamato: “Allora proprio a me tocca far fuori Franz”. Radici “eh si,tu lo fai fuori e poi, poi tocca a noi due”. Schmalzl, dopo un breve silenzio, all’amico; “poi tocca a te incontrare Stenmark”. Radici, sapendo perfettamente di che calibro sia l’avversario, ha ribattuto: “se non riuscirò a batterlo, per lo meno lo farò penare”.
Intanto finalmente nelle sale dell’albergo Pralong è tornata la calma. Sulla porta d’ingresso hanno appeso un cartello che vieta, a chi non sia ospite dell’albergo, di entrare; Felix De Nicolò monta la guardia perché la disposizione sia rispettata e almeno durante la cena gli azzurri siano lasciati in pace.
L’ambiente è disteso e solo da alcuni particolari, per chi lo conosca a fondo, traspare un leggero nervosismo, la tensione che inevitabilmente accompagna tutte le ultime ore che precedono una gara importante. E QUELLA DI DOMANI NON E’ SOLO IMPORTANTE, E’ DECISIVA!…
…Plank con il suo solito sorriso mangia di gusto. Tino Pietrogiovanna è più taciturno del solito, lo sguardo fisso e le dita che tormentano uno dei baffoni biondi. Gustavo è con loro, apparentemente tranquillo. Terminiamo la cena, si alzano in silenzio e in gruppo escono a fare quattro passi. Nella casa degli Schmalzl, sopra Ortisei, di fronte ai bicchieri che la moglie di Helmut provvede a rifornire di buon vino, l’atmosfera è calda e simptaica, come si conviene fra amici. La conversazione continua e le frasi in inglese e tedesco si intrecciano ai commenti in italiano e giapponese.
Si parla dell’inverno che sta per finire, della trasferta azzurra in Giappone, Canada e USA e, di tanto in tanto, durante le pause di silenzio, inevitabilmente il pensiero dei due azzurri corre alla gara di domani.
I due fotografigiapponesi intuiscono tali pensieri e senza parlare indicano discretamente con un dito, sull’ordine di partenza del parallelo, l’accoppiamento “Franz Klammer-Helmut Schmalzl”
Lo indicano e sorridono maliziosi, fissando Helmut con lo sguardo discreto e sornione, uno sguardo complice si direbbe.
E’ DOMENICA 23 MARZO, IL GIORNO DELLA FINALE.
Dopo mesi di trasferte e gare, incredibilmente la Coppa del Mondo si deciderà qui in pochi secondi di gara. Non albeggia ancora e già ci troviamo sulla porta del Pralong a scrutare il cielo. Sta per nevicare.
Alle sette meno un quarto, la sveglia suona per tutti. Scendiamo a colazione e troviamo Plank e Thoeni che ci hanno preceduti. Via via scendono tutti gli altri, fuori nevica ancora ma già appaiono i primi segni di schiarita.
Instancabile come sempre, Peccedi ha predisposo alcune porte su un pendio ripido servito da uno skiliffino, proprio di fronte all’albergo, dall’altra parte del fiume.
Alle 8 i “ragazzi” sono al lavoro, qualche palo, alcune curve, gli ultimi consigli. Prima delle 9 e mezzo siamo in macchina diretti ad Ortisei. Si parla poco, Radici ha l’aria assente, pensosa. Helmut Schmalzl quando lo incontriamo mentre sta raggiungendo il campo di gara, risponde con impercettibili si e no alle nostre domande. Neanche pensare di iniziare a portare avanti una conversazione.
Piero Gros e l’inseparabile Paolo De Chiesa attardati dal traffico intensissimo raggiungono Ortisei appena in tempo per prendere il via. Dovranno però rinunziare ad ispezionare il tracciato, A QUESTO PUNTO LA FINALE DI COPPA DEL MONDO COMINCIA..
La fiaba che si racconterà ai nipotini e la sua conclusione tutti la conoscono, alcuni vi hanno assistito di persona, mischiati alle migliaia di spettatori, altri, perchè l’hanno seguita sugli schermi della televisione.
Noi che eravamo presenti ricordiamo:
Gli skiman a Ortisei, agitati ma sempre efficientissimi, mentre montano le catene alle macchine per poter raggiungere la partenza e piazzare nella tenda il prezioso banco di lavoro per gli sci;
Helmut Schmalzl che come avevano previsto i due piccoli fotografi giapponesi, non manca all’appuntamento e prevale su un Klammer scatenato, vincendo per un soffio la prima prova e costringendolo ad uscire di pista nella seconda discesa;
Plank e Tino Pietrogiovanna in forma strepitosa;
gli applausi fragorosi e sinceri raccolti da Fausto Radici, indirizzatigli da un pubblico di stadio di calcio che aveva capito quanto il bergamasco stesse impegnando allo spasimo, prima di cedergli il passo, il biondo svedese;
l’esplosione con cui Gustavo Thoeni è partito per la discesa finale;
l’urlo della folla e l’invasione di campo, mai nè sentite nè viste prima su una pista da sci
Tutto è finito. Lasciamo in macchina il Pralong e la Val Gardena, con a fianco la tranquilla, gentile Ingrid, fidanzata di Gustavo, vincitore della quarta Coppa del Mondo di sci. Dal sedile posteriore, Fausto Radici ci batte sulla spalla e ci dice raggiante: “anche quando ho vinto, mai sono stato così felice”.