Gustavo Thoeni

La storia di gustavo Thoeni – Supplemento della Gazzetta dello Sport 1-12-1979 gustavogazzetta20151001050615_00001 gus20150824191017_00010

(da “Il mio sci” Sperling & Kupfer Editori)…..Nell’inverno del 1965, avevo quattordici anni, tramite Bruno Alberti, mio padre riuscì a procurarmi un paio di scarponi da sci Munari Master, modello che allora era di grande prestigio tecnico. Erano a tomaia semplice con allacciatura doppia poi sostituita da allacciatura a ganci. Erano molto alti e, per conseguenza, la tenuta laterale risultava notevolmente migliore di quella dei modelli prodotti sin lì. Erano di pelle, ma molto rinforzati lateralmente, avvolgenti, di concezione avanzata. Belli….

 

…..nell’estate del 1968 provai i primi scarponi in plastica….erano l’ideale: neri, di marca Lange, a cinque ganci, con una scarpetta di pelle all’interno. Tra scafo e scarpetta, c’era inserito una specie di sacchetto contenente del materiale speciale sotto vuoto: quando la scarpa veniva usata, questo materiale si induriva adattandosi alla forma della caviglia e, facendo blocco con il piede, impediva anche che la plastica dura creasse malanni.

Nell’autunno di quello stesso anno, durante un allenamento al Sestriere con la squadra dei probabili nazionali, grazie all’interessamento di mio papà avevo ottenuto prima dei Dolomite, poi dei Caber: belli, bellissimi, ma io avevo già provato il meglio e non potevo più adattarmi. Telefonai a mio papà, gli parlai dei Lange che quelli della squadra A già avevano ricevuto in regalo e che noi delle squadre inferiori dovevamo invece comprare. Gli chiesi se c’era la possibilità di fare un sacrificio per una spesa che ritenevo molto utile. Mio papà, da maestro di sci, capì subito e si diede da fare. Quelle scarpe costavano, allora, circa ottantamila lire, non poco, ma in pochi giorni mi arrivarono al Sestriere. Non erano da pagare in contanti. Mi fu detto anzi, che se fossi riuscito a fare una buona stagione non avrei dovuto pagarli affatto, in caso contrario ci saremmo messi d’accordo.

Non li ho pagati. con quella marca di scarpe ho corso sino al 1979: in pratica ci ho fatto tutta la mia carriera….

 

 

 

 

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Le primissime corse, io e Rolando le avevamo disputate ancora prima di avere dieci anni, quando ci chiamavano a fare gli apripista per le gare che impegnavano gli ospiti di Trafoi ogni volta che terminava un corso della scuola di sci.

….ricordo che, alla fine di febbraio del 1967 per andare ai Campionati Studenteschi di Cortina, dove ho vinto due gare su due (lo speciale nel giorno in cui compivo sedici anni e il gigante all’indomani), mi sono alzato alle cinque e alle sei ero già per strada con due borsone gonfie di roba da mettermi (scarponi compresi) e con due paia di sci sulle spalle, non fu impresa da poco arrivare sino in stazione a piedi, lì mi aspettava la corriera per Bolzano, e, una volta arrivato, giù di nuovo perché dovevo cambiare corriera e prendere quella per Cortina..

…sino a quando io e Rolando non siamo riusciti a far parte di una rappresentativa, da quella giovanile alla Nazionale vera e propria, i trasferimenti per andare a sciare erano così…

 

….ricordo che una volta, il padre di Teo Fabi, uno che aveva sempre il cronometro in mano, mi si avvicinò e con un bel sorriso mi annunciò che avevo ottenuto un tempo migliore di quello stabilito da Bruno Alberti, che al pari di Italo Pedroncelli e di altri, era anche lui, come mio padre, un maestro di sci… a pensarci bene, credo che quello sia stato il primo importante successo della mia carriera…

 

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….nel 1968 sono all’Alpe d’Huez in Francia e in allenamente c’era anche la Nazionale francese, ricordo che si lavorava moltissimo su terreni accidentati. Mi venne insegnato tantissimo in relazione alla loro nuova tecnica. Specialmente tutto ciò che riguardava l’indipendenza delle gambe, la tecnica dell’anticipo e quella relativa alle curve da effettuare “in assorbimento”…

…ripenso adesso ad un amico che ha molto arricchito il mio bagaglio tecnico, prima aiutandomi a trovare il giusto tempismo, a sfruttare al meglio quel movimento vincente che era la caratteristica della mia sciata e che sarebbe poi stato definito “passo slancio”, parlo di Walter Schwimbacher, bravo e sfortunato sciatore, poi maestro e allenatore die ragazzi di Trafoi, infine chiamato da Oreste Peccedi come aiuto in nazionale.

 

La Befana del 1967 mi porta in regalo la prima trasferta all’estero in occasione dei Campionati Intrenazionali Juniores a Gries am Brenner in Austria, non avevo ancora sedici anni…

La convocazione per la squadra dei controllati FISI, che valeva come la C attuale però, tardava ad arrivare e mio padre decide di partire per l’Austria lo stesso, per conto nostro, in macchina, io e Rolando..

…ci accordiamo subito che gli altri ragazzi sono più veloci di noi. Io usavo sci Persenico Gazelle blu, i primi sci che non avevo dovuto comprarmi perché li avevo ricevuti gratuitamente in uso; proprio quest’atto generoso di fiducia, compiuto quando ero ancora nessuno, mi ha convinto a non cambiare marca di sci per il resto della mia carriera…

 

….Sugli sci continuo a progredire. Me lo dicono d’estate allo Stelvio, me lo dice mio padre, me lo dicono gli allenatori e lo capisco anche da solo dato che certe cose difficili ora mi sembrano più facili. E quando in dicembre viene convocata la Nazionale A per la prima gara della Coppa del Mondo 1968-1969, che si corre a Val d’Isère, anch’io sono aggregato agli azzurri.

Dal libro “Il mio Sci” di Gustavo Thöni, pag 66, Coppa del Mondo 1970, la prima a cui partecipa Gustav Thöni, capitolo a cura di Oreste Peccedi… “…la coppa riprende e ci si sposta in America. Il veterano Schranz guida la classifica con appena due punti di vantaggio su  e Russel in parità. Va avanti bene, Schranz; Gustavo si piazza due volte secondo. A questo punto, anziché continuare con gli altri, che si spostano ad Heavenly Valley, bisogna far fagotto e tornare a casa: con il gruppo sportivo Fiamme Gialle di Predazzo, Gustavo è chiamato a partecipare ai campionati italiani che evidentemente, quando erano stati messi in calendario, da noi valevano ancora più della Coppa del Mondo (il grande Thöni non se l’immaginava ancora nessuno!). La cosa contraria molto me, moltissimo lui: comunque non c’è niente da fare, si torna in Italia e nelle gare per il titolo, immusonito, Gustavo deve accontentarsi di tre secondi posti. La Coppa si conclude in marzo a Voss, Norvegia: Gustavo finisce terzo a otto punti da Karl Schranz che vince per la seconda volta consecutiva, come prima di lui aveva fatto Jean Claude Killy, mentre Russel è secondo. Buona consolazione per Gustavo: il primo posto nella classifica dello slalom gigante. MA SE GUSTAVO FOSSE RIMASTO A CONTRASTARE GLI ALTRI IN AMERICA, CONCENTRATO SULLE GARE DI COPPA, COME SAREBBE ANDATA PER LUI E PER I COLORI ITALIANI?”

 

“Sabato 13 marzo 1971, poco dopo le 3 pomeridiane, ad Aare, in Svezia, Gustavo THOENi raggiunse la matematica certezza di aver vinto la sua prima Coppa del Mondo….a quota 155 punti Henri Duvillard non avrebbe più potuto insidiarlo…”

 

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