Rolando Marchi, il cui nome fu deformato in Rolly da un gruppo di sciatrici universitarie toscane che egli allenava sul Monte Bondone durante una pausa bellica del 1942 (il nome non gli piaceva, gli amici trentini ironizzavano, ma poi ha prevalso il diminutivo) è nato a Lavis, 8 km da Trento, il 31 maggio 1921, dal padre Ciro, enologo e irredentista amico di Cesare Battisti, e da mamma Emma, insegnante. Figlio unico. Ha frequentato il liceo “Prati” a Trento, si è laureato in giurisprudenza a Bologna, discutendo la tesi “Responsabilità civile in materia di sport” prima del genere sicuramente in Italia. Sue passioni giovanili sono state l’atletica leggera, lo sci, l’alpinismo, anche se le sue prime esperienze agonistiche furono dedicate al ciclismo (età 16 e 17 anni, una vittoria, dodici piazzamenti, per la statura e l’abilità in volata era chiamato Di Paco, campione dei tempi).
Ha fatto la guerra nei Granatieri di Sardegna, ferito in combattimento, decorato, prigioniero in Africa, primo ufficiale a tornare a Trento con le truppe alleate nel maggio 1945, brano di vita che ha raccontato nel suo romanzo Il silenzio delle cicale, recensito in modo lusinghiero, fra tanti, da Indro Montanelli, il quale tra l’altro ha dichiarato: “mi sono coricato e ho preso in mano il libro per vedere come cominciava e poi non l’ho più lasciato fino alle tre di notte!”. Nel dopoguerra, a Trento, Marchi ha organizzato la Stagione dei Concerti, rivelando alla città Benedetti Michelangeli, Franco Mannino, il Quartetto Italiano e la mezzosoprano Gianna Pederzini, oltre naturalmente ad altri, anche la musica diversa, come Luciano Sangiorgi. Da quell’esperienza nacque il sodalizio del celebre Coro della SAT (Società Alpinisti Tridentini) con l’ancor più celebre Benedetti Michelangeli. Nello stesso periodo radunava e avviava allo sport ragazzini smarriti, orfani, radunati poi da un sacerdote, don Ziglio, in una Casa di Rieducazione. Nel 1939 R.M. aveva fondato a Trento la sua prima società sportiva, il Gruppo Sportivo Cesare Battisti che tuttora agisce bene dopo dopo essersi abbinato all’ATA Associazione Trentina Atletica. Da esso è nata anche la 3-Tre (gennaio 1950) famosa gara di Coppa del Mondo di sci, che allora si disputò intorno a Trento, appunto 3-Tre, discesa sulla Paganella, slalom a Serrada e slalom gigante sul Monte Bondone, e adesso continua a Madonna di Campiglio.
Ma R.M. appena finita la guerra, aveva fondato le Scuole di Sci del Monte Bondone (1945-46) e della Paganella (1946-47) luoghi dove organizzava anche gare. Alcune le vinse, il Trofeo Dal Lago sul Bondone e una discesa in Paganella e ne corse molte altre, come la Direttissima sulla Marmolada e il famoso Hahnenkamm a Kitzbuhel. Con Giuliano Babini, azzurro dello sci, e altri amici, sempre nel 1945 aveva fondato anche il SAI, Sci Accademico Italiano che anche adesso è molto attivo e organizza ogni inverno un grande Concorso Internazionale. Nel 1958 inventò con Mike Bongiorno, il Trofeo Topolino che in pochi anni diventò la gara per ragazzini più importante del mondo. Lo è ancora adesso e vi partecipano giovani di 40 nazioni. Poi creava anche Ausonia Sprint, Mediolanum Boys e Fila Sprint, così come il Gran Premio Saette che rivelò e lanciò Alberto Tomba. Nel 1959 promuoveva la prima gara di KL, il Kilometro Lanciato, sul Monte Bianco a Courmayeur, manifestazione diffusasi poi nel mondo intero.
Anche lo Slalom Parallelo di Natale è una sua creatura, prima edizione al Passo del Tonale nel 1974. Nel 1971 fondava lo Sci Club Rolly Go, nome di una linea di indumenti sportivi da lui ideata. Primo socio volle essere lo scrittore Dino Buzzati. Un anno dopo, con il suo amico avvocato Franco de Pilati, organizzava il primo Gigantissimo sulla Marmolada, tipo di gara imitata poi in alcune stazioni delle Alpi. In altro campo, sua anche l’idea della sfida della Coppa America di vela. Preparò il progetto e lo presentò all’avvocato Gianni Agnelli che ne fu entusiasta concedendogli il primo finanziamento di 600 milioni di lire. Ciclismo: nel 1955 costituisce il Gruppo Sportivo Chlorodont; uno dei suoi pupilli, Gastone Nencini, vinse il Giro d’Italia (1957). Come alpinista ha scalato il Cervino (da solo), quindi il Popocatepetl, le Grandes Jorasses, il Monte Bianco e un centinaio di impervie pareti dolomitiche. Ha legato alla sua corda il celebre Dino Buzzati per scalare la Croda da Lago, l’ultima ascensione dello scrittore bellunese nel 1966. Suoi compagni di cordata (lui di loro…) sono stati Cesare Maestri, Walter Bonatti, Bepi De Francesch, con il quale nel giorno del suo cinquantesimo compleanno ha scalato lo Spigolo Piaz al Sass Pordoi (sesto grado) e il celebre Manolo, compagno nel 1995, sulla Punta Fiames a Cortina. È presidente onorario della Scuola di Roccia “Giorgio Graffer”, la più nota in Italia. Atletica leggera: nel 1947 R.M. è stato presidente del Comitato Trentino della FIDAL, la Federazione di Atletica Leggera. Giornalista: dopo la laurea, nel 1950 lasciò Trento per stabilirsi a Milano, chiamato da un amico a fare l’assicuratore. Un anno dopo Gianni Brera, letto un suo articolo spiritoso pubblicato su un numero unico dell’Università, lo invitò alla «Gazzetta dello Sport», dove ha scritto fino al 1956 per poi passare, con Brera, al nuovo quotidiano «Il Giorno». Attualmente scrive per «Il Giornale», pagina culturale, ed è romanticamente tornato alla «Gazzetta dello Sport».
Dal 1991 pubblica una sua apprezzata rivista semestrale «La Buona Neve». Nel 1957 si rivela scrittore vincendo con il suo primo racconto il Premio St. Vincent. Ha poi pubblicato quattro romanzi (Un pezzo d’uomo, Le mani dure, Ride la luna e il Silenzio delle cicale) e due libri di racconti Il tram della vita, Neve per dimenticare. Ride la luna fu premiato al Campiello, Le mani dure ebbe un Premio CONI. Sempre nel campo culturale Marchi ha organizzato a Cencenighe la prima mostra antologica delle opere pittoriche e disegni di Dino Buzzati (1985), curandone un importante catalogo. Apprezzata iniziativa anche il Premio Agordino D’oro – I Discreti, manifestazione che ha premiato persone di notevoli meriti, ma riservate, cioè “discrete”. Nel 1956 fu Speaker Ufficiale dei Giochi Olimpici di Cortina d’Ampezzo e raccontò in televisione le cronache dei Campionati del Mondo 1958 e di altre gare mondiali. Ha condotto anche due fortunate trasmissioni televisive a puntate “Lo sci è uno sport fantastico” con Zeno Colò e “Invito allo sport” (1965-1966). Buon fotografo (“di classe internazionale” scrisse Dino Buzzati) ha pubblicato libri per Olivetti, Parmalat e altri, dai titoli: Dove lo sci, Messico 68, Azzurrissimo, Sapporo 72, l’anno dei nostri, e una decina ancora. Ha fatto anche un calendario per Marlboro con dodici sue foto olimpiche, e uno per Montedison. È il solo giornalista al mondo che ha seguito tutti i Giochi Olimpici Invernali dal 1948 a oggi. Con quelli estivi ne ha visti e raccontati ben 21 (“non è un vanto, si tratta di anagrafe e di salute” come ebbe a dire anche Indro Montanelli). Per alcuni anni fu chiamato “il cow-boy delle nevi”, per il cappellone nero impostogli da Walt Disney ai Giochi Olimpici di Squaw Valley nel 1960.
Sua ultima creatura sportiva, contemporanea a Il silenzio delle cicale (giudicato anche dalla critica il suo miglior libro) è una singolare e “affettuosa” gara di sci chiamata 6 Sci-campionato delle famiglie, che si disputa ad Andalo-Paganella, la montagna del suo paese di nascita. La organizza appunto assieme ai suoi amici dello Sci Club Lavis. Le classifiche sono per papà, mamme, figli, nonni, nipoti, fratelli e sorelle. Un autentico successo. Nel dicembre 1997 ha dato alle stampe un libro dal titolo Parole bianche, una raccolta di articoli e ritratti pubblicati nei dodici mesi precedenti su «La Gazzetta dello Sport», «Il Giornale», «Il Gazzettino» e alcuni periodici. Nei primi mesi del 1998 ha preso a cuore un’iniziativa benefica, quella cioè di trovare i fondi necessari alla costruzione di un ospedalino a 4850 metri di quota per i 13.000 nomadi del Tibet che da secoli vivono soltanto in tende e sopravvivono di pecore e yake vendendo sale. L’operazione, come si dice, è andata in porto in breve tempo. L’ospedalino, dedicato a Fosco Maraini, è stato inaugurato il 7 giugno 1999. Ultima sua proposta, “Milano Montagna 2000”, l’idea di celebrare il mito e la storia dei monti a Milano, in concomitanza con l’arrivo del terzo millennio: un successo. Sono state allestite due mostre, una di oggettistica e fotografia e l’altra di pittura, aperte dall’ottobre 1999 a marzo 2000. La proposta è stata subito bene accolta dalla Regione Lombardia, dal CAI, dalla FISI e da alcune importanti Aziende. Momento massimo è stato il raduno, a Milano, di 100 protagonisti, uomini e donne, che più di altri hanno inciso sulla storia dei monti di questo secolo, alpinisti, sciatori, esploratori giunti da tutti i continenti. Nel 2001 Mondadori ha pubblicato il suo ultimo romanzo E ancora la neve, libro che ha ottenuto e continua ad avere lusinghiere attestazioni e considerevole successo.
Nello stesso anno il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, lo ha insignito del Collare di Commendatore della Repubblica. Nel 2002 Il Comitato della Comunità Walser di Macugnaga gli ha assegnato la prestigiosa Insegna di San Bernardo premio che viene dato a uomini che abbiano operato con amore e successo per la montagna, la sua gente e lo sport. Nella circostanza Rolly fu ufficialmente definito “Decathleta della Vita”. Nel 2003 L’Associazione Alvise Cornaro, che si occupa di problemi degli anziani, gli ha conferito l’omonimo premio assieme all’attrice Gina Lollobrigida e al prestigioso professore Antonio Zichichi, con la seguente motivazione: “La biografia di Rolly Marchi è piena di amori: il giornalismo, la scrittura, la montagna, la neve e specialmente idee e progetti sempre innovativi, sul terreno della competizione agonistica, ma anche su quello della solidarietà. La sua sensibilità e l’apertura verso gli altri non sono mai state motivo di vanto; piuttosto sono sempre state e lo sono tuttora, la semplice espressione di una salute piena, fisica e mentale, che non ha età. E il fuoco e il desiderio di fare cose nuove sono immutabili: oggi come ieri. Le sue passioni’ non sono né giovani né vecchie, né sentono il segno del tempo, ma sono una continua testimonianza di ardente vitalità alle giovani generazioni”. Nel 2003 ha avuto l’idea di realizzare a Skardu in Pakistan un piccolo museo destinato a ricordare nei secoli il successo degli alpinisti italiani sul K2 il 31 luglio 1954, e le presenze precedenti e successive. L’iniziativa accolta subito con favore dal Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, dal Ministro Gianni Alemanno e dal presidente dei parlamentari italiani della montagna Onorevole Gianantonio Arnoldi, è stata realizzata e il museo è stato inaugurato il 2 agosto 2004 alla presenza anche di alte autorità del Pakistan. Nel mese di ottobre, nel corso della tradizionale Sagra della Castagna a Frabosa Sottana, Cuneo, Rolly Marchi è stato insignito della prestigiosa “Castagna d’Oro” per i suoi meriti culturali, sportivi e organizzativi Rolly Marchi vive a Milano e quando può a Cortina d’Ampezzo, sua seconda dimora, ma non trascura Trento, che “è nel sangue”. È sposato con Graziella, affermata pittrice, e ha due figli, Paolo, giornalista, e Jacopo, dirigente d’azienda. Biografia raccolta da Liliana Giani e in seguito aggiornata da Beba Schranz.